Villa Iachia è una dimora storica fondata nel XVIII secolo situata nel Comune di Ruda, a pochi chilometri dalla città romana di Aquileia. Originariamente composta da due nuclei separati, probabilmente risalenti già al XVII secolo, che vennero accorpati in seguito al matrimonio tra la famiglia Morpurgo e Iachia avvenuto nel 1814. Tra il 1870 e il 1880 Giacomo Davide Iachia creò un’azienda agricola modello che divenne una delle più importanti della zona.
L’azienda si estendeva dalle terre di Ruda fino a quelle di Aquileia, Campolongo al Torre e Fiumicello, dalle quali produceva vino, frutta e ortaggi, barbabietole da zucchero e, in seguito, anche tabacco, destinati a Trieste e al mercato istriano. La maggior parte delle terre dell’azienda fu devastata durante la Grande Guerra, quando la Villa divenne un ospedale da campo, ma l’energica determinazione di Giacomo Iachia nel ripristino dell’attività gli valsero la medaglia d’oro concessa nel 1922 dal Comitato Provinciale per il risorgimento del Goriziano nel concorso per la ricostruzione delle zone danneggiate.
Oggi Villa Iachia è sotto tutela delle Belle Arti ed è stata riconvertita da azienda agricola in attività turistico-ricettiva, dove è possibile organizzare eventi e soggiornarvi. La storia, le testimonianze e le bellezze culturali e naturalistiche di Villa Iachia vengono da noi custodite giorno dopo giorno perché i progetti di oggi divengano i ricordi di domani e perché anche le generazioni successive possano godere di questo “angolo di paradiso” di cui noi tutti, ospiti, amici e visitatori dobbiamo sentirci “custodi”.
La famiglia Iachia, proprietaria della Villa da più di duecento anni, era arrivata a Trieste verso la fine del ‘700 e faceva parte dell’alta borghesia produttiva della città, imparentata con le più illustri famiglie del tempo. Giacomo Iachia (1884-1960) sposò infatti Jole Vivante (1895-1970), l’ultimogenita di Giuseppe Vivante e Natalia Schmitz, sorella del celebre scrittore Italo Svevo. La coppia si stabilì a Palazzo Vivante (ex Palazzo Corti), dove nel 1918 Emanuele Filiberto Duca d’Aosta aveva posto il comando della Terza Armata, utilizzando Villa Iachia come dimora di campagna.
Nel 1940 l’azienda era divisa in quindici colonie a mezzadria e si estendeva per circa 200 ettari. La produzione media dell’azienda era di 700 quintali di vino, 1200 di frumento, 2000 di granoturco, 40.000 piante di tabacco del Kentucky, 2000 di bietole e 200 di pesche, che valsero numerosi premi di qualità. I restanti campi erano trasformati in prati artificiali a rotazione e venivano allevati anche bachi da seta.
Durante la Seconda guerra mondiale la famiglia Iachia, come tante altre di origini ebraiche, dovette fuggire da Trieste. Palazzo Vivante divenne presidio prima dei fascisti, poi delle truppe naziste, infine venne pesantemente rimaneggiato dai bombardamenti. Due fratelli di Jole morirono nella risiera di San Sabba nel 1943, mentre i figli e i nipoti in parte si unirono ai partigiani e in parte fuggirono in Svizzera. L’azienda agricola Iachia fu requisita allo stesso modo dalle truppe tedesche, subendo furti e confische. Terminata la guerra, la famiglia decise di lasciare definitivamente Trieste, per trasferirsi a Bologna.
L’azienda agricola subì un forte ridimensionamento: durante gli anni sessanta vennero sospese le ultime coltivazioni e la conduzione dei campi a mezzadria; gli ultimi coloni ricevettero come buona uscita la casa in cui vivevano. Gino Giuseppe Iachia, alla morte dei genitori, fece restaurare alcuni rustici dell’azienda e per un certo periodo si dedicò alla coltivazione e vendita di alberi natalizi. Nel 2006 vennero restaurate le vecchie cantine e altri edifici di importanza storica facenti parte del complesso architettonico della tenuta, seguendo criteri che ne conservassero l’originalità e la storia.